giovedì 23 agosto 2012

Bistro - Appunti per una nuova storia


Appunti per una nuova storia...

Bistro

Ci assomigliamo, siamo nella media, bravissimi a mimetizzarci. 
Abbiamo fascino, se ci si ferma a guardare. Il mese scorso ci siamo guardati. Ha degli occhi castani…
Si fa presto a dire castani, come se ci fosse una sola, unica tonalità.
Per gli occhi azzurri si spendono metafore con cieli di primavera, profondità marine e altre romanticherie, gli occhi verdi hanno il fascino misterioso delle foreste, gli occhi neri sono neri: conturbanti per definizione.
Ma gli occhi castani?
In un romanzo lessi di un’eroina dall’iride dal color bistro.
Che colore è mai il bistro? 
Mi chiesi e andai a cercare su google “tinta cromatica giallo bruna”.
Misi da parte questa informazione, come faccio sempre per ogni cosa che leggo e rimase lì. Non nego di essermi osservata a lungo nello specchio, sperando di avere anche io questa tonalità.
Bistro.
Ha una musicalità stupenda ma nessuna vicinanza con il mio colore. Sono più vicina al marrone foca, poco musicale, ma molto più scuro. Mi rassegnai al fatto che il bistro era un colore magico riservata agli eletti, come l’eroina del romanzo.
Un mese fa mi sono seduta accanto a lui, la riunione era iniziata, ero arrivata per ultima e nessuno aveva il coraggio di andargli vicino. 
Ha fatto un cenno alla sedia accanto alla sua, mi sono accomodata e l’ho ringraziato.
È stato allora, a cinquanta centimetri dai suoi occhi, che ho riconosciuto il bistro.
Ha gli occhi castani, color bistro.
Quel giorno per la prima volta mi ha vista.
Chissà se ha pensato che ho gli occhi marrone tinta foca?
Forse glielo chiederò, quando avrò il coraggio di dire qualcosa che sia più di un ciao o di un buon giorno. Come posso fare due parole come facevamo prima? 
Mi ha smascherata, arrossirei. 
Vede quella che sono, non più la mia maschera, mi legge dentro e ne ho paura.
È accaduto solo con poche persone e nessuna così inavvicinabile. 
Pericolo dice il suo lavoro, pericolo dicono i suoi modi cortesi, grave pericolo dice il suo sorriso. 
Quello che mi inquieta è sapere che io inquieto lui.
Come poco fa. 
Sono certa che è passato di qui appositamente per salutarmi, per questo il sorriso si allarga tra le labbra e non posso trattenerlo.
Non dovrei, perché non siamo più alla fase di studio, sia alla fase di chi si farà avanti.
Sappiamo che dovrò essere io. Ho paura.
Temo di leggere qualcosa in quegli occhi bistro che mi spinga a fare la mossa che lui attende.
Che pasticcio!
La mente mi spinge lontano. Nel cuore della notte mi scopro a immagine incontri che non potranno mai accadere, mi stringo a un corpo di sogno che è il suo. 
Quello di cui ho bisogno è credere che potrà essere.



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